La lotta alla Xylella, la malattia che minaccia gli ulivi nazionali e dell’area del Mediterraneo, continua. Dalla prima task force cinofila anti-contagio ai droni per scovare dall’alto le piante malate, dalle ricerche di laboratorio per studiare le nuove varietà resistenti fino alla caccia senza tregua alla “sputacchina” che diffonde la malattia, sono molte le armi messe in campo per prevenire la diffusione del batterio. È quanto emerge dalla prima mappa delle armi utilizzate per prevenire l’espandersi della Xylella presentata in occasione della giornata in difesa degli ulivi al Villaggio contadino della Coldiretti di Bari, a 10 anni dall’arrivo della malattia in Italia.
La Coldiretti ha presentato la “task force cinofila anti Xylella”, composta da sei cani, che attraverso l’olfatto riescono a scoprire le piante infette da bloccare prima che arrivino dentro i confini nazionali o che vengano messe in commercio. Il primo tampone rapido anti Xylella è un dispositivo portatile per la diagnosi simultanea sia della presenza che della replicazione attiva del batterio in tessuti di pianta e insetti vettori, in modo da isolare subito l’ulivo infetto ed evitare che il cancro dei canali linfatici colpisca gli alberi circostanti.
Le forze aeree anti Xylella entrano in azione con il progetto di ricerca Redox (Remote Early Detection of Xylella), finanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico e coordinato dal Distretto tecnologico aerospaziale (DTA), grazie al quale saranno elaborate immagini aeree, acquisite da droni con sensori iperspettrali e termici, delle piante infette per la identificazione precoce di focolai prima ancora della manifestazione dei sintomi.
Inoltre, sono stati messi in campo innesti con varietà resistenti per rinforzare le difese degli ulivi secolari e la ricerca sta sperimentando in ambienti protetti e isolati dall’esterno la capacità di reagire al batterio di alcune varietà di ulivo, oltre a quelle già individuate che sono il Leccino e la FS17.
Secondo la Coldiretti, è fondamentale la pulizia e la disinfestazione per distruggere le nuove generazioni di insetto che stanno portando la malattia sempre più a nord in Puglia verso i confini con le altre regioni d’Italia. La diffusione della Xylella è ad un tale stato per cui non è possibile l’eradicazione del batterio ma bisogna conviverci, elaborando strategie di contrasto, contenimento e monitoraggio sempre più efficaci. Solo così sarà possibile proteggere il nostro patrimonio di ulivi e dell’intero ecosistema mediterraneo.”
Ma la lotta contro la Xylella non si ferma qui: la Coldiretti sta promuovendo la diffusione di buone pratiche agricole per ridurre lo stress idrico degli ulivi, perché si è scoperto che la pianta debilitata dal caldo e dalla siccità è più vulnerabile alle infezioni da Xylella. Inoltre, la Coldiretti sta collaborando con le autorità per potenziare la tracciabilità delle piante, perché la mancanza di un sistema efficace di rintracciabilità ha favorito l’arrivo e la diffusione della Xylella in Italia.
In definitiva, la lotta contro la Xylella rappresenta una sfida fondamentale per l’agricoltura italiana e per il nostro patrimonio culturale e ambientale. Grazie all’impegno dei ricercatori, degli agricoltori, delle istituzioni e delle associazioni di categoria come la Coldiretti, si stanno sviluppando sempre più strumenti efficaci per prevenire e combattere l’infezione da Xylella. Ma la sfida è ancora lunga e il lavoro deve continuare, affinché gli ulivi del nostro paese possano continuare a rappresentare un simbolo di bellezza, storia e cultura.