Sos Ulivi: la Xylella avanza 20 km all’anno

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La Xylella fastidiosa, un batterio killer arrivato dal Centroamerica, ha causato una devastazione degli ulivi italiani, con un’area invasa da piante zombie che si estende dal Capo di Leuca e Gallipoli, nell’estremità meridionale della provincia di Lecce, fino alle porte di Bari fra Polignano, Monopoli e Castellana Grotte. La Coldiretti ha evidenziato che si tratta di una vera e propria emergenza che rischia di estendersi a livello nazionale ed europeo.

Il batterio viene diffuso da un insetto, la sputacchina, che inocula il batterio nei canali linfatici delle piante, uccidendole senza pietà. Ogni sputacchina può percorrere fino a 400 metri da sola, ma può restare attaccata a camion, moto e automobili, coprendo decine di chilometri ogni anno, come dimostra l’avanzata dell’epidemia in Puglia.

La Xylella è stata portata dalla sputacchina dal 2013 ad oggi e ha praticamente azzerato il patrimonio olivicolo del Salento, compromettendo gravemente gli oliveti di Brindisi e Taranto. È arrivata in provincia di Bari, tanto da dover istituire una nuova area infetta denominata “Valle d’Itria” a causa dell’’elevato rischio sanitario confermato nell’area tra Monopoli, Polignano e Castellana Grotte dove è stato rinvenuto un pericoloso focolaio attivo.

La Coldiretti ha denunciato il sistema di controllo dell’Unione Europea con frontiere colabrodo, che ha lasciato passare materiale vegetale infetto e parassiti vari. Una politica europea troppo permissiva che consente l’ingresso di prodotti agroalimentari e florovivaistici nell’UE senza che siano applicate le cautele e le quarantene che devono invece superare i prodotti nazionali quando vengono esportati con estenuanti negoziati e dossier che durano anni.

Il “Libro nero della Xylella” copre gli ultimi dieci anni e si apre con i primi ulivi morti scoperti nella zona di Gallipoli nell’ottobre del 2013 e i mesi successivi che portano all’individuazione di nuovi focolai nella zona del Capo di Leuca. A luglio 2014 viene delimitata l’area infetta, individuando una fascia di eradicazione, una zona cuscinetto e un iniziale cordone fitosanitario. Nel 2015 nuovo focolaio nel Brindisino, a Oria.

Ad aprile 2016 le stragi degli ulivi proseguono nel sud Salento fra Giuggianello e Minervino di Lecce e nuovi focolai vengono ritrovati nel Brindisino a distanza di circa 50 chilometri dalla prima zona infetta di Gallipoli. A febbraio 2017 l’area cuscinetto viene allargata a nord con il batterio che dilaga a Ostuni e nel Brindisino. A marzo 2017 in provincia di Tar anto, precisamente a Martina Franca, viene rinvenuto un ulivo infetto.

Nel frattempo, le autorità italiane cercavano di trovare una soluzione al problema, ma le misure adottate si rivelavano inefficaci. Nel 2017, il governo italiano ha stanziato 10 milioni di euro per la lotta alla Xylella Fastidiosa, ma i risultati sono stati deludenti.

Nel corso degli anni, sono state adottate diverse strategie per contenere la diffusione della malattia. Una di queste è stata la distruzione degli alberi infetti e di quelli potenzialmente infetti entro un raggio di 100 metri. Inoltre, è stato vietato il movimento di piante e materiali vegetali nella zona infetta.

Tuttavia, queste misure non sono state sufficienti a fermare la diffusione della malattia. Nel 2018, la Commissione Europea ha adottato misure più drastiche, come la creazione di una zona tampone di 20 km intorno alla zona infetta, la distruzione degli alberi infetti e potenzialmente infetti entro un raggio di 100 metri e il divieto di movimento di piante e materiali vegetali nella zona tampone.

Ad oggi, la Xylella Fastidiosa continua a rappresentare una minaccia per gli ulivi e per l’economia delle regioni italiane in cui si coltiva questo albero. Nonostante gli sforzi delle autorità italiane e della Commissione Europea, la diffusione della malattia sembra essere inarrestabile.


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